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Dott. Mario Sicilia

Poké: solo moda o anche benessere?

Negli ultimi tempi, basta fare un giro in rete, sfogliare gli album fotografici sui social delle star più dedite alla cura del proprio corpo, per imbattersi nei coloratissimi Pokè. Dubito tu non li abbia mai sentiti nominare, ma proverò brevemente a spiegarti di cosa si tratta.

Stiamo parlando intanto di un piatto di origini hawaiane, diventato simbolo nazionale, molto conosciuto e bene apprezzato dai turisti. Proprio a livello etimologico, la parola “pokè” significa letteralmente “tagliare a pezzi”; infatti, questo piatto, nella sua ricetta originale, si presenta proprio così: pesce crudo tagliato a cubetti, condito o marinato a seconda, e accompagnato da altri ingredienti freschi. Sono due le versioni originali esistenti: l’Aku poke, che è a base di tonno, e L’He’e poke, a base di polpo. Successivamente, il piatto è stato arricchito e cambiato sulla base dei propri gusti e delle proprie influenze culturali.

Strano a credersi, ma non si tratta di una novità concepita da poco, nonostante in Europa il pokè sia arrivato solo in tempi recenti, ma parliamo di un’idea nata addirittura nell’800. Un tempo, era noto come pietanza povera, infatti furono i pescatori a dar vita all’idea, usando gli avanzi di quanto avevano pescato durante la giornata. Oggi, il pokè è entrato nelle nostre case, sui banconi dei locali e addirittura nei supermercati, nelle più disparate versioni rivisitate.

Io stesso, ad esempio, quando mi trovo in spiaggia mi concedo quest’alternativa gustosa ed estremamente completa. Non a caso, è un piatto che contiene tutto: fonte protetica, carboidrati e vegetali. Il compromesso perfetto per nutrirsi in modo equilibrato, assicurando all’organismo tutto ciò di cui hai bisogno in un’unica soluzione, fresca, rapida e saporita.

Certo, nella sua versione Occidentale il pokè ha subito, e continua a farlo, diverse modifiche a seconda del Paese che lo ospita. In Italia, si è spesso soliti rivisitarlo in chiave mediterranea, sfruttando i prodotti della nostra terra. Inoltre, a differenza della versione tradizionale, si è solti condirlo all’occorrenza e al momento. Nella sua madre patria, invece, gli ingredienti che compongono il pokè vengono lasciati marinare prima di essere consumati.

Il pokè preparato a casa, per i più laboriosi che vogliono mettersi in gioco, non presenta limiti sul fronte delle quantità da aggiungere, purchè siano tutte bilanciate ed equilibrate tra loro. Ad esempio, nel caso volessi optare per il mais, ricorda che è a tutti gli effetti un carboidrato, quindi sulla base di questa consapevolezza dovrai muoverti a seconda. Io, ad esempio, come fonte di carboidrati ho scelto il farro, che è un’alternativa all’altra opzione: il riso. La differenza è che il primo ha un indice glicemico più basso. Un’aggiunta accettabile che potrai tenere in considerazione tranquillamente riguarda la componente di grassi insaturi, presente nei semi oleosi. Nel mio caso, ho scelto mandorle a scaglie.

Per la componente proteica, invece, via libera al pesce. Nella foto allegata, potrai vedere che io ho deciso di orientarmi sulla tartare di tonno, ma le scelte sono diversificate. Sarà sufficiente preferirne una tra le varie proposte che ti offriranno, anche mentre sei a mare in vacanza. Ebbene sì, adesso le strutture balneari apposite si sono aggiornate e, accanto alle classiche insalatone da evergreen, ti propongono i pokè.

Goditi le vacanze sfruttando soluzioni di questo genere che rappresentano un pretesto validissimo per restare aggiornati coi tempi. Ne gioverà non solo il tuo feed di Instagram, se fossi un fotografo compulsivo dei piatti più belli che sei solito concederti, ma anche la tua forma fisica. Bando ai fast food e ai fritti freddi cucinati ore prima. Io, intanto, ti aspetto a settembre!


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